Descrizione
a cura di Giampaolo Mascheroni
testo americano a fronte
«… erano più o meno un centinaio: tutti inseguivano Koolau il lebbroso. Provò un momentaneo moto d’orgoglio. Poliziotti e soldati, con cannoni e fucili, erano venuti per lui, e lui era un solo uomo, anzi uno storpio rottame d’uomo. Offrivano mille dollari per lui, vivo o morto. In tutta la sua vita non aveva mai posseduto tanto denaro.»
Vedere due cose e raccontarne mille: è il potere dell’affabulazione e London lo possedeva. Essendo poi un errabondo e un grafomane indefesso, non v’è luogo sulla terra in cui la sua immaginazione continuamente sollecitata non abbia saputo trascinarci.
Koolau il lebbroso, apparso nel 1909 su «The Pacific Monthly», è frutto del suo andarsene a zonzo per i mari del Sud e narra la vicenda di un pugno di lebbrosi hawaiani che si ribella ai soprusi dell’uomo bianco. Nell’apparente semplicità di un’avventura guerrigliera, si leva un resoconto dolente sui mali del colonialismo e un’accorata denuncia dei guasti mortiferi che subisce chi non si piega al volere delle cosiddette civiltà superiori.
Il ritmo visionario di London, che in una sorta di strappo spazio-temporale pare frutto di tanto immaginario cinematografico contemporaneo, dagli zombi di Romero alle allucinazioni belliche del Vietnam di Coppola, è travolgente e finisce per offrirci una lettura tanto lucida quanto crudele dell’incedere della storia in questo nostro pazzo mondo.