Descrizione
«Di chi sono i ricordi? So di ricordare cose che non ho mai visto, che non avrei mai potuto vedere. […] Eppure anche questi ricordi mi appartengono, sono miei.»
Ci sono libri che si compongono alla fine di una vita e raccontano la dignità e lintelligenza di un individuo, forse di un Paese intero. Il gatto di piazza Wagner, unica prova narrativa di un autore altrimenti noto per i suoi fondamentali contributi alla comprensione della cultura classica, è uno di questi libri. Uninfanzia milanese nellarco temporale che va dal Fascismo alla fine degli anni Sessanta, con al centro la figura del padre lo scrittore, giornalista e drammaturgo Giuseppe Lanza rimasto vedovo troppo presto, teneramente orgoglioso dei suoi magri tentativi culinari, che emerge con tutta la sua preziosa serietà e decenza.Scomponendo i meccanismi di una memoria famigliare che tende a fondersi con quella individuale («Di chi sono i ricordi?» è il programmatico incipit del testo), Il gatto di piazza Wagner descrive una città vibrante tra appassionate discussioni nelle latterie di quartiere e palpitanti prime teatrali e indaga con ragionata esattezza azioni e moventi di protagonisti e comprimari, dallo zio Ramy agli amici letterati, da Solmi a Montale, da Lodovici a Bazlen. Una lettura che ci rimanda, come un monito e come un modello, alla migliore tradizione intellettuale ed etica del nostro Novecento.